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al testo di Ivan Pozzoni
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La solitudine del giocatore di videopoker non è spezzata dal tinnire delle monete anonime infilate in un bicchiere cartonato di Coca Cola, schiacciando, schiacciando, schiacciando in balia di combinazioni programmate a casaccio, abbacinata dagli effetti grafici e sonori, che ricordano rumori e luci di una giornata di Natale.
La natura ride dell’innaturale scontro tra uomo e macchina, uomo contro macchina, macchina contro uomo, condannandoti all’atarassia di gesti stereotipati, liberando endorfina ad ogni tua impronta depositata sui tasti dell’indebitamento economico, e tu stesso ti isoli, schiacciando e schiacciandoti, dalle origini sociali del tuo malessere: abdicazione dal tetto coniugale, mobilità e disoccupazione, depressione da raggiungimento dell’età pensionabile o cancro.
Resta l’immagine delle vetrate di un’oscura latteria immersa nel cemento di un’esistenza cittadina, d’un uomo, senza amore, in cerca di fortuna a Jacks or Better o di un rimedio contro i malanni della noia, d’una rovina incombente, come una corona scura di corvi, a circondare il tuo capo incanutito, abbandonato a naufragare, solo, nella tempesta tecnologica autorizzata dai monopoli dello Stato.
[Patroclo non deve morire, 2013] |
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